24 luglio 2011

20 anni dopo. 9. Magdi Cristiano Allam venga a Srebrenica

20 anni dopo. 9. Magdi Cristiano Allam venga a Srebrenica.....

Seguendo dai Balcani i fatti di Norvegia viene la pelle d'oca. Non tanto
perchè uno psicopatico grave abbia messo in atto un massacro mostruoso.
Questo ci lascia disperati per quei ragazzi, per la Norvegia e per
l'Europa. Disperati. Dalla follia motivata da ipotetiche teorie di
sterminio non ci si difende.
Bisognerebbe invece saperci difendere dai teorici dell'impossibile,
oltre che dell'ingiusto e del delirio. Leggete il capoverso finale del
commento sui fatti di Oslo scritto sul "Giornale" berlusconiano dal noto
Magdi Cristiano Allam, il quale dopo aver scritto una serie di parole e
concetti a confronto dei quali la Binetti è una figlia dei fiori anni
70, conclude: "Al tempo stesso am­moniamo che il multiculturalismo è il
terreno di coltura di un'ideolo­gia razzista ­che fa proseliti tra
quan­ti hanno la sensazione di non risie­dere più a casa loro, che
presto si ri­durranno a essere minoranza e for­se a esserne allontanati.
Ecco per­ché multiculturalismo e razzismo sono di fatto due facce della
stessa medaglia. La mia conclusione? Se vogliamo sconfiggere questo
razzi­smo d­obbiamo porre fine al multi­culturalismo. ".
Pertanto invitiamo Cristiano Allam a venire a Srebrenica a spiegare ai
pochi coraggiosi Bosniacchi tornati alle loro case o a ciò che resta di
esse, che non devono tornare perchè purtroppo il multiculturalismo è
impossibile e crea terrorismo. Secondo Magdi Cristiano Allam, seguendo
il suo ragionamento, che consiglio di andare a leggere e collezionare
accanto al Mein Kampf, Radovan Karadzic e Ratko Mladic hanno solo
realizzato la pulizia culturale di alcune aree della Bosnia Erzegovina,
troppo promiscua evidentemente, da almeno sette secoli. Avendo prevalso
la forza del più potente, i Bosniacchi "musulmani", convissuti con
Ortodossi e Cattolici per molto tempo, andavano eliminati.
La follia di Allam ci porta a chiedergli: "Egregio signore, come ritiene
sia possibile porre fine al multiculturalismo"? Le risposte stanno nel
blog del pazzo di Oslo, nelle teorie della accademia di Belgrado sulla
genetica assassina, e in tanti altri scritti purtroppo.
Comunque se Allam avesse un progetto non cruento per impedire ai popoli
di mescolarsi pacificamente, lo proponga all'attenzione mondiale,
potrebbe valere un premio Nobel. Caro Cristiano, il multiculturalismo
non è una opzione ma un processo naturale, da sempre. Dove si è tentato
di ostacolarlo sono stati massacri epocali. Saperlo gestire bene è
invece la grande Utopia per la quale bisogna battersi. Monocultura vuol
dire ignoranza, ignoranza vuol dire paura, paura vuol dire violenza e
violenza vuol dire sangue umano versato.
Per fortuna qui a Srebrenica anche se l'aria è pesante e le macerie
incombono a 16 anni dalla fine della guerra, la vita riprende. A fronte
della ricostruita Moschea sta la Chiesa Serbo Ortodossa e si ascoltano
le campane e il muezzin, in orari diversi. C'è poco da stare allegri,
ancora, ma stanno costruendo un enorme albergo, ci sono un paio di
fabbriche e la bellezza mozzafiato di questa zona montuosa vergine fa
pensare che il turismo possa tornare. Ci sono già cartelli turistici e
anche affittacamere. Per chi ama la natura e la vita rurale antica, non
resta che venire subito a passare qualche giorno da queste parti. Ci
sono anche le terme e un lago non molto distante dove va avanti un campo
pacifista internazionale.
Noi siamo alloggiati nella "Casa della Fiducia" (Kuca Povjerenja) e
nelle foto potete vedere come è stata ricostruita nel centro di
Srebrenica. Una grande foresteria gestita da chi ha una sola Fede: la
multiculturalità e la tolleranza. Questa è la casa aperta per quanti
arrivano in pace per conoscere, capire e agire assieme ad altri.
Tornare alle proprie case quando queste si trovano ormai in una area
dove la maggioranza appartiene a coloro che erano vicini di casa e poi
"nemici", grazie alle teorie folli dei leader sanguinari, è complicato.
Senza un lavoro è quasi impossibile.
A cinque chilometri dal centro di Srebrenica, accanto alle fabbriche
abbandonate dove risiedeva anche il battaglione dei caschi blu olandesi,
la spianata agghiacciante dell'enorme cimitero dove sono sepolti i resti
delle vittime del genocidio del luglio del 1995. Non tutte, ci sono
ancora aree libere, perchè si continuano a trovare le fosse comuni,
anche traslocate, per confondere le idee, dove grazie a un meticoloso
lavoro scientifico si assegnano i resti, ai nomi degli scomparsi. Di
fronte all'entrata un chiosco gestito da due signore bosniache con i
materiali multimediali sull'eccidio. Nel parcheggio la polizia che
presidia il Memoriale.

Vicino, a Potocari, un cantiere di Emmaus dove volontari stanno
costruendo un centro culturale nel nome di Franco Bettoli, di Laterina,
Arezzo, militante della associazione, scomparso nel 2008. Un altro delle
migliaia di volontari che da 20 anni lavorano per la civile convivenza
nei Balcani.

Per i Serbi nazionalisti questa è ormai Serbia. Sul fiume Drina, confine
naturale tra Serbia e Bosnia, si progettano altre centrali
idroelettriche in partnership con Belgrado e con aziende italiane. Gli
accordi non passano dal governo centrale della Bosnia Erzegovina ma da
Banja Luka, "capitale" della Repubblica dei Serbi di Bosnia.
I motivi per i quali Srebrenica sia stata lasciata alla Republika Srpska
dagli accordi di Dayton, sono imperscrutabili. A Dayton per molti sono
state messe le basi per il prossimo conflitto balcanico. Per dare una
idea, il trattato di pace per la Bosnia è stato firmato da tre capi di
Stato, di cui due non bosniaci. Tudzman e Milosevic hanno firmato un
trattato per una guerra della quale si dichiaravano estranei fino a poco
tempo prima.
Comunque la speranza va avanti, quella della volontà, quella che viene
dalla gente semplice che sa che si torna a vivere e lavorare solo se si
collabora. I giovani lo sanno, qui, a Bihac, a Sarajevo, a Tomislavgrad.
Chi ha meno di venti anni vuole essere europeo.

Resta solo da fargli trovare l'Europa ancora in vita, quando vi
arriverà. Per questo si dovrà combattere la corruzione, le mafie e i
nazionalismi, da noi, in Unione Europea e si dovrà anche smascherare i
sabotatori cruenti, come il massacratore di Oslo e non cruenti come
tanti demagoghi deliranti.

Tra le foto anche quelle di un concerto rock nella piazza principale
flagellato dalla pioggia ma affollato. Il Rock suonato da signori di una
certa età che certamente hanno iniziato nel grande calderone musicale
che bolliva negli anni 80 nei Balcani. Ospite anche uno scrittore
bosniaco dal nome certamente non serbo che presentava il suo libro dal
titolo significativo di "Anima Inquieta". Usref Osmanovic
(http://youtu.be/r0kUcss8AVs)

claudio gherardini
foto di marco quinti

Srebrenica, 24 luglio 2011

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