Banja Luka 9 gennaio 2016. Oggi il 49% del territorio della Repubblica di Bosnia Erzegovina ha celebrato, contro il parere della corte nazionale e del Consiglio d'Europa, la nascita della propria "entitá". 20 anni fa a Dayton, Slobodan Milosevic, Franjo Tudzman e Alija Izetbegovic firmarono un accordo di pace che ha solo impedito che si sparasse ancora. Fra l'altro due su tre, presidenti di Jugoslavia e Croazia, si erano dichiarati estranei al conflitto bosniaco. Una tipica situazione balcanica.
La creazione di due entità in un solo Stato, di cui una dichiaratamente ostile all'altra, alla lunga non poteva altro che portare guai e soprattuto un bel regalo alla Russia di Putin che oggi trova facilissimo affondare il coltello bilama nel ventre molle di una Europa esangue. Cioè nei Balcani.
Oggi a Banja Luka si é celebrato il ministato nato dalla pulizia etnica il 9 gennaio 1992, quando i serbi di Bosnia, armati alla grande da Milosevic, stavano conquistando tutta la Bosnia Erzegovina che doveva essere ripulita e riportata sotto il tacco di Belgrado dopo aver tradito la yugoslavia.
Tutto il problema stava qua. Milosevic dette fuoco alla Federazione prima e poi in particolare alla Bosnia Erzegovina pensando che tutti questi traditori venduti potessero essere smaltiti e creata la grande Serbia ma non aveva fatto i conti con chi sosteneva la Croazia e poi la Bosnia. Sottobanco e male fu permesso un genocidio ma non la Grand Serbia. Sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe accaduto se a quel tempo ci fosse stato già Putin a governare la Russia.
Comunque alla firma di Dayton i miliziani Serbo Bosniaci controllavano oltre il 70% del territorio. Alla faccia del vittimismo.
Oggi a Banja Luka il mini presidente della mini repubblica serbo bosniaca, Milorad Dodik, che comunque ha una corporatura notevole, ha dichiarato forse per la prima volta che la Republika Srpska (RS) é uno Stato e ha ripetuto ancora che la Bosnia Erzegovina non ha futuro. Lo ripete da anni.
Questo davanti a una grande sala scenografica tipo PCUS, plaudente, con in prima fila il premier di Belgrado Alexander Vučić e il patriarca ortodosso di Belgrado Irinej. Presente in sala, fatto decisivo, l'ambasciatore russo in Bosnia Erzegovina. Vladimir Putin era già stato a Belgrado per celebrare l'anniversario della guerra mondiale.
La prima reazione di piazza a questo evento del quale a breve capiremo la portata effettiva, si è avuta a Srebrenica, dove le vedove del genocidio hanno ricordato una famosa frase di Vučić: "uccideremo cento musulmani ogni serbo ucciso" e ribadito che la Republika Srpska é nata sulla pulizia etnica e sul genocidio metodico.
La TV della entitá croato bosniacca (Federacija BiH) ha dato ampio risalto alle parole di Dodik e alla presenza del capo del governo della Serbia che nei giorni scorsi aveva ribadito che la Serbia non pensa nemmeno lontanamente di mettere in dubbiò l'integrità della Bosnia Erzegovina.
Sono stati mostrati ancora i filmati con i protagonisti della fondazione della Republika Srpska, Radovan Karadzic, Momcilijo Kraijsnik, Biljana Plavsic, che sono passati tutti dal tribunale de L'Aja e i primi due ci sono ancora. E che sono eroi qua a Banja Luka.
Oggi la gran parte delle strade della Republika Srpska, in città e nelle campagne, erano imbandierate con i vessilli nazionalisti che sventolavano anche su tante auto. Per gli ottocentomila Serbo Bosniaci oggi è stata festa nazionale di una nazione che ancora non esiste, un bizzarro mini stato a forma di V rovesciata che occupa il 49% del territorio bosniaco ma un grande spazio nei progetti ultra nazionalisti che sanno di avere l'appoggio potentissimo della Grande Madre degli ortodossi.
Altro che pericolo islamico nei Balcani. Qua il popolo islamico è ancora la vittima, anche dei propri leader ovviamente e gli esagitati fan di Daesh non sono più numerosi che in altri paesi europei. L'altro ieri, Natale ortodosso, qualche esagitato ha sparato contro la finestra di una moschea a Zvornik, città ultra serba già teatro di oscenità durante la guerra e territorio di continui ritrovamenti di fosse comuni.
Qualche invasato si trova sempre, il problema é se parla davanti a presidenti e ambasciatori.
Ora non resta che assistere alla prevedibile parata di dichiarazioni a seguito di questa giornata a Banja Luka che comunque lascerá il segno. Un altro cattivo segno per la popolazione bosniaca allo stremo.
Cg
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