Mario Ciancarella, leader del Movimento Democratico dei militari e radiato nel 1983 con un documento poi rivelatosi falso oltre trent'anni dopo. Insieme a Sandro Marcucci, Ciancarella aveva fondato il Movimento Democratico dei militari ed "era divenuto referente delle rivelazioni da tutta Italia delle vere o false ignobiltà che si compivano nel mondo militare, e che, oggi, è l'ultimo testimone vivente, anche se indiretto, di ciò che successe nei cieli di Ustica". (Barbara Dettori - http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/04/22/news/ustica_appello_di_barbara_dettori_per_l_ex_capitano_ciancarella-163622453/).
Qualche giorno fa, il TAR di Firenze ha emesso una propria posizione in relazione alla domanda di reintegro nella Aeronautica Militare per Ciancarella. Si trattava di definire finalmente che la sua espulsione sia stata illegittima e per giunta avvallata da una firma del Presidente della Repubblica Sandro Pertini FALSA.
La posizione presa dal TAR è per certi versi sbalorditiva.
Ecco quanto scrive Mario Ciancarella per questo ulteriore e incredibile capitolo della sua vicenda.
LA ABISSALE DISTANZA TRA SEMPLICE
LEGALITA' E LEGALITA' DEMOCRATICA
di Mario Ciancarella
Il
14 Febbraio scorso il Collegio del TAR Toscana nella udienza relativa
alla impugnazione della falsificazione della firma del Presidente
della Repubblica sul decreto della mia radiazione aveva ritenuto
chiuso il dibattimento e si era ritirato per la decisione.
Un
mese dopo invece la vicenda e' stata riaperta, con una ulteriore
udienza fissata per il giorno 16 Maggio prossimo, per la quale si
chiede a me di dimostrare quanto abbia fin qui fatto per oppormi alle
conseguenze di quel decreto di radiazione in quanto “Il
collegio ha rilevato che sussistono seri dubbi in ordine alla
tardività del ricorso con riferimento sia, al termine di
cui all’art. 31 cpa in materia di proponimento dell’azione di
nullità sia, ancora, per quanto concerne il comportamento
complessivo tenuto dal ricorrente a partire da quanto
(cosi' nel testo “quanto”
piuttosto che “quando”) quest’ultimo ha
avuto notizia dell’esistenza del provvedimento di rimozione oggetto
del presente ricorso, comportamento che appare comunque incompatibile
con la volontà di opporsi al procedimento disciplinare di cui il
ricorrente è risultato destinatario”.
Ora,
a parte la stranezza della riapertura della discussione nel merito,
non si capisce bene se il termine di 30 giorni assegnato alle parti
perché trasmettano le proprie memorie in merito sia funzionale
piuttosto alla Avvocatura - la quale fin qui ha prodotto davvero ben
poco a fronte della posizione sostenuta che la firma del
Presidente della Repubblica sarebbe un pro-forma,
ne' ha presentato significative documentazioni sul procedimento
disciplinare in quanto tale come era stata invece richiesta - che non
alle esigenze del ricorrente. Infatti io non ho mai ricevuto una ed
una sola notifica formale del provvedimento ed ho potuto dunque
cercare di impugnarlo solo nei tempi in cui mi e' stato prodotto il
decreto falso e in quelli necessari a garantirmi la necessaria
assistenza legale. In questo Paese infatti non e' consentito
all'interessato di sollevare in proprio di fronte alla Giustizia
alcuna istanza.
Mi
sembra un assurdo bizantinismo, in ossequio del potere. La volontà
di buttare la palla fuori campo sperando che qualcuno o qualcosa
possa forarla prima che rientri in campo. Non una parola sulla
falsificazione della firma del Presidente della Repubblica, garante
della Costituzione e Capo delle Forze Armate. Solo l'interrogativo se
io non abbia fatto troppo poco per dimostrare la mia insofferenza
agli effetti del provvedimento di radiazione. Un provvedimento che la
Legge vuole sia nullo in virtù' della falsificazione e che dunque
non ha ragione di essere nei suoi effetti.
Forse
secondo qualcuno avrei potuto recarmi armato di mitra sotto il
Ministero a rivendicare il mio diritto leso da una firma
spudoratamente falsa apposta da non si sa chi. Ma io a certe
tentazioni non ho mai inteso cedere, anche se non nascondo di aver
subito a volte, nel mio percorso, istinti di violenza.
Ma
la vera differenza sta tra il concetto di mera legalità,
cui oggi tanti si fanno piena la bocca ad ogni occasione, per
dimostrare la propria predisposizione e volontà democratica, e il
concetto di Legalità Democratica e Costituzionale
per cui mi sono invece sempre battuto.
La
prima si fonda su un concetto acritico del potere (nel nostro caso
del Potere Militare), la seconda sulla centralita' della Persona
Umana e dei suoi diritti fondamentali, cosi' come assunti nelle
Costituzioni Nazionali e nelle Convenzioni Internazionali.
Nel
primo caso ogni e qualsiasi potere ha una sua propria forma di
legalita': la stessa Mafia ha una sua legalita' e fa pagare
pesantemente ogni “sgarro” al colpevole.
Era
una forma legalita' (scritta o meno che fosse ma comunque una
legalita' disposta dal potere) quella medioevale dello ius primae
noctis che consentiva al padrone e signore di giacere con una sposa
prima del suo marito la notte stessa delle sue nozze. Era una forma
di legalita' quella per cui i regimi fascista e nazista emanarono le
leggi sulla razza che avrebbero portato dopo innumerevoli negazioni
di diritti fondamentali quali la partecipazione alla scuola ed alla
cultura, la liberta' di commercio e la stessa identita' di popolo e
etnia al feroce annientamento di zingari, omosessuali, oppositori
politici ed infine al genocidio di un intero popolo: il popolo
ebraico.
Era
una forma di legalita' quella per cui il delitto di femminicidio
poteva essere passato ed assolto come “delitto d'onore” in auge
fino agli anni 60, o per la quale lo stupro era un reato contro la
morale e non contro la persona (fino agli anni 80).
Era
una forma primordiale di legalita' anche la presunzione dei padri di
poter disporre impunemente della sorte dei figli: “Io ti ho fatto
ed io ti sfascio”.
La
generica legalita' dunque risponde solo agli interessi immediati del
potere e dei suoi epigoni, per quanto momentanei.
Altra
cosa e' la Legalita' Democratica e Costituzionale, quella cioe' che
riferisce primariamente alla Persona Umana ed ai suoi Diritti
Fondamentali conquistati dai Popoli dopo secoli di sudditanza passiva
ai potentati, diritti tra cui rientrano anche l'integrita' e la
serenita' psichica biologica ed esistenziale.
Ora
mi sembra che il Collegio del Tar stia attentando alla mia serenita'
quasi piu' degli estensori della firma falsa del Presidente Pertini,
scaricando su di me delle richieste dimostrative che andrebbero
piuttosto esigite dagli estensori del falso.
Da
questi ultimi in qualche misura ero infatti pronto a subire anche la
violenza e la presunzione di insindacabilita'. Non mi sorprese dunque
- anche se mi umilio' profondamente e solo dopo anni sono riuscito a
metabolizzarla scrivendone nel mio “Impossibile pentirsi” - la
violenza fisica che mi fu inflitta la prima notte di carcerazione a
Forte Boccea, carcere militare, il 29 Settembre 1980.
Pero'
era stato proprio il Presidente Pertini a offrirmi un insegnamento
salvifico e funzionale a sopravvivere a simili violenze quando ci
disse, concludendo la audizione in Quirinale, che certamente avremmo
passato guai seri e persecuzioni pesantissime, ma ammonendoci di aver
comunque e sempre come riferimento e a riporre fiducia nelle
Istituzioni e nella Giustizia dello Stato democratico perche'
concluse “in uno stato che fosse mutato da democratico in
autoritario il posto dei veri patrioti non potrebbe che essere il
banco degli imputati e la loro sorte l'esilio o il carcere”.
Pensavo
dunque di aver gia' sperimentato la persistenza di una natura
antidemocratica in un sistema militare di cui si diceva - e' stato il
Procuratore Generale Militare e ricordarlo nella prolusione di
apertura dell'anno giudiziario 2000, non io - che “fosse
una beata insula incontaminata dal contagio costituzionale”.
Drammatico
e quasi incredibile, se non fosse vero a 50 anni dalla Costituzione
nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione dal Nazifascismo.
E se non ne avessi avuto riscontro continuato nella mia dura
battaglia per la democrazia nelle Forze armate. Una battaglia che
arrivo' a far iscrivere fra i doveri di ogni militare anche quel
dovere della disobbedienza di fronte ad ordini
manifestamente illegali o che fossero diretti contro le istituzioni.
Un articolo di Legge (art 4 L 382/78) che faceva impazzire tanti e
troppi Generali, per l'impossibilita' - scrissero a Pertini in una
lettera di doglianze sulla Legge - di poter ancora comandare.
Una
statuizione legislativa invece di grande levatura democratica (che
ebbe il coraggio di riprendere e fissare nella Legge il principio di
Norimberga per cui ogni militare e' comunque responsabile della
esecuzione degli ordini ricevuti indipendentemente dalla imperiosita'
e minacciosita' del livello da cui quegli ordini fossero pervenuti) e
non interpretabile diversamente dal suo contenuto letterale; ma alla
quale si opposero quanti avevano da custodire indicibili segreti di
corruzioni e di stragi mai compiutamente indagate come le tangenti
per le grandi revisioni degli aeroplani C-130, come la tragedia del
Monte Serra, come la strage di Ustica. Eliminando con ogni mezzo
lecito o illecito che fosse, mortifero o di eliminazione sostanziale
come nel mio caso, ogni antagonista o indomabile oppositore quale
scelsi di divenire e di essere proprio di fronte ai cadaveri
straziati dei cadetti della marina morti nella tragedia del Monte
Serra.
Oggi
la Giustizia Amministrativa sta mettendo a dura prova la mia
capacita' di resistenza e di perseveranza. Mi chiedo se non siamo
gia' di fronte ad una inversione dello Stato di Diritto Positivo e
Democratico verso le forme proprie dell'autoritarismo piu' feroce e
meno nobile, ammantato della maschera dell'ossequio alla legalita'
formale, fredda ed omicida piu' di un colpo di pistola.
Mi
faccio forza, in virtu' dei rapporti umani che ho potuto allacciare
in questi anni ed ai legami familiari che sono riusciti a resistere
ad anni di lotte e sofferenze, e che mi hanno consentito di portarmi
fino alla realizzazione di un passo comunque incancellabile della mia
storia e cioe' la affermazione - passata in giudicato - che la firma
di Pertini su quel decreto fosse un volgare falso.
Questo
nessuna distorsione o nessuna spregiudicata contorsione del TAR
potra' ormai cancellarlo. C'e' solo da sapere se, dopo 35 anni di
resistenza si possa ancora affermare che il Capitano Ciancarella non
abbia fatto e dimostrato nulla che potesse sembrare un volersi
opporre alle conseguenze di quel procedimento disciplinare vergognoso
nel suo svolgimento e nelle sue conclusioni (cioe' con la
falsificazione della firma del Presidente della Repubblica).
Nulla
di nuovo sotto il sole purtroppo. Anche di fronte agli esiti di
indagini parlamentari attente ed esigenti sull'impiego di armi
all'uranio impoverito, ad esempio, si e' scelto di tornare a mentire
sul loro utilizzo e sulla consapevolezza dei loro effetti, lasciando
i propri valorosi uomini nelle maglie della legalita' dei potenti e
abbandonandoli nelle angosciose angustie della malattie assunte in
servizio e a causa del servizio.
Questo
ci dice quanta ancora bisogna farne di strada prima che in ogni
militare possa nascere una coscienza democratica, per reagire prima
ancora che l'ignavia porti qualcuno a contrarre personali malattie.
Per riuscire cioe' a dire NO ad ogni ordine illecito e illegale prima
ed indipendentemente dal subire effetti indesiderati su se stessi.
Perche' le popolazioni civili sottoposte ad attacchi con quel tipo di
armi sono vittime non collaterali ma dirette della volonta' di
potenza che si espresse in quei bombardamenti, sono vittime di
“crimini contro l'umanita'”.
Non
ambisco essere riconosciuto come vittima di crimini similari, ma
quantomeno di essere rispettato per la mia storia che, tutta, parla
per me e per il mio impegno accanto alle vittime di qualsiasi
nefandezza sia stata compiuta in nome di una malintesa legalita'
dettata dal potere.
Ci
sono le mie ripetute lettere a Capi di Stato e di Governo, Ministri
della Difesa Capi di Stato Maggiore a testimoniare che non mi sono
mai arreso alla ineluttabilita' della radiazione disposta con un
decreto falso ed ignobile come quella firma del Presidente Pertini.
Mario
Ciancarella
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