21 marzo 2018

DC9 Ustica 27 giugno 1980 - La strage, il "mistero" e la beffa... La "storia" per Mario Ciancarella non finisce mai.





Mario Ciancarella, leader del Movimento Democratico dei militari e radiato nel 1983  con un documento poi rivelatosi falso oltre trent'anni dopo. Insieme a Sandro Marcucci, Ciancarella aveva fondato il Movimento Democratico dei militari ed "era divenuto referente delle rivelazioni da tutta Italia delle vere o false ignobiltà che si compivano nel mondo militare, e che, oggi, è l'ultimo testimone vivente, anche se indiretto, di ciò che successe nei cieli di Ustica". (Barbara Dettori - http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/04/22/news/ustica_appello_di_barbara_dettori_per_l_ex_capitano_ciancarella-163622453/).

Qualche giorno fa, il TAR di Firenze ha emesso una propria posizione in relazione alla domanda di reintegro nella Aeronautica Militare per Ciancarella. Si trattava di definire finalmente che la sua espulsione sia stata illegittima e per giunta avvallata da una firma del Presidente della Repubblica Sandro Pertini FALSA.

La posizione presa dal TAR è per certi versi sbalorditiva.

Ecco quanto scrive Mario Ciancarella per questo ulteriore e incredibile capitolo della sua vicenda.


LA ABISSALE DISTANZA TRA SEMPLICE LEGALITA' E LEGALITA' DEMOCRATICA

di Mario Ciancarella


Il 14 Febbraio scorso il Collegio del TAR Toscana nella udienza relativa alla impugnazione della falsificazione della firma del Presidente della Repubblica sul decreto della mia radiazione aveva ritenuto chiuso il dibattimento e si era ritirato per la decisione.

Un mese dopo invece la vicenda e' stata riaperta, con una ulteriore udienza fissata per il giorno 16 Maggio prossimo, per la quale si chiede a me di dimostrare quanto abbia fin qui fatto per oppormi alle conseguenze di quel decreto di radiazione in quanto “Il collegio ha rilevato che sussistono seri dubbi in ordine alla tardività del ricorso con riferimento sia, al termine di cui all’art. 31 cpa in materia di proponimento dell’azione di nullità sia, ancora, per quanto concerne il comportamento complessivo tenuto dal ricorrente a partire da quanto (cosi' nel testo “quanto” piuttosto che “quando”) quest’ultimo ha avuto notizia dell’esistenza del provvedimento di rimozione oggetto del presente ricorso, comportamento che appare comunque incompatibile con la volontà di opporsi al procedimento disciplinare di cui il ricorrente è risultato destinatario”.

Ora, a parte la stranezza della riapertura della discussione nel merito, non si capisce bene se il termine di 30 giorni assegnato alle parti perché trasmettano le proprie memorie in merito sia funzionale piuttosto alla Avvocatura - la quale fin qui ha prodotto davvero ben poco a fronte della posizione sostenuta che la firma del Presidente della Repubblica sarebbe un pro-forma, ne' ha presentato significative documentazioni sul procedimento disciplinare in quanto tale come era stata invece richiesta - che non alle esigenze del ricorrente. Infatti io non ho mai ricevuto una ed una sola notifica formale del provvedimento ed ho potuto dunque cercare di impugnarlo solo nei tempi in cui mi e' stato prodotto il decreto falso e in quelli necessari a garantirmi la necessaria assistenza legale. In questo Paese infatti non e' consentito all'interessato di sollevare in proprio di fronte alla Giustizia alcuna istanza.

Mi sembra un assurdo bizantinismo, in ossequio del potere. La volontà di buttare la palla fuori campo sperando che qualcuno o qualcosa possa forarla prima che rientri in campo. Non una parola sulla falsificazione della firma del Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e Capo delle Forze Armate. Solo l'interrogativo se io non abbia fatto troppo poco per dimostrare la mia insofferenza agli effetti del provvedimento di radiazione. Un provvedimento che la Legge vuole sia nullo in virtù' della falsificazione e che dunque non ha ragione di essere nei suoi effetti.

Forse secondo qualcuno avrei potuto recarmi armato di mitra sotto il Ministero a rivendicare il mio diritto leso da una firma spudoratamente falsa apposta da non si sa chi. Ma io a certe tentazioni non ho mai inteso cedere, anche se non nascondo di aver subito a volte, nel mio percorso, istinti di violenza.

Ma la vera differenza sta tra il concetto di mera legalità, cui oggi tanti si fanno piena la bocca ad ogni occasione, per dimostrare la propria predisposizione e volontà democratica, e il concetto di Legalità Democratica e Costituzionale per cui mi sono invece sempre battuto.

La prima si fonda su un concetto acritico del potere (nel nostro caso del Potere Militare), la seconda sulla centralita' della Persona Umana e dei suoi diritti fondamentali, cosi' come assunti nelle Costituzioni Nazionali e nelle Convenzioni Internazionali.

Nel primo caso ogni e qualsiasi potere ha una sua propria forma di legalita': la stessa Mafia ha una sua legalita' e fa pagare pesantemente ogni “sgarro” al colpevole.

Era una forma legalita' (scritta o meno che fosse ma comunque una legalita' disposta dal potere) quella medioevale dello ius primae noctis che consentiva al padrone e signore di giacere con una sposa prima del suo marito la notte stessa delle sue nozze. Era una forma di legalita' quella per cui i regimi fascista e nazista emanarono le leggi sulla razza che avrebbero portato dopo innumerevoli negazioni di diritti fondamentali quali la partecipazione alla scuola ed alla cultura, la liberta' di commercio e la stessa identita' di popolo e etnia al feroce annientamento di zingari, omosessuali, oppositori politici ed infine al genocidio di un intero popolo: il popolo ebraico.

Era una forma di legalita' quella per cui il delitto di femminicidio poteva essere passato ed assolto come “delitto d'onore” in auge fino agli anni 60, o per la quale lo stupro era un reato contro la morale e non contro la persona (fino agli anni 80).

Era una forma primordiale di legalita' anche la presunzione dei padri di poter disporre impunemente della sorte dei figli: “Io ti ho fatto ed io ti sfascio”.

La generica legalita' dunque risponde solo agli interessi immediati del potere e dei suoi epigoni, per quanto momentanei.

Altra cosa e' la Legalita' Democratica e Costituzionale, quella cioe' che riferisce primariamente alla Persona Umana ed ai suoi Diritti Fondamentali conquistati dai Popoli dopo secoli di sudditanza passiva ai potentati, diritti tra cui rientrano anche l'integrita' e la serenita' psichica biologica ed esistenziale.

Ora mi sembra che il Collegio del Tar stia attentando alla mia serenita' quasi piu' degli estensori della firma falsa del Presidente Pertini, scaricando su di me delle richieste dimostrative che andrebbero piuttosto esigite dagli estensori del falso.

Da questi ultimi in qualche misura ero infatti pronto a subire anche la violenza e la presunzione di insindacabilita'. Non mi sorprese dunque - anche se mi umilio' profondamente e solo dopo anni sono riuscito a metabolizzarla scrivendone nel mio “Impossibile pentirsi” - la violenza fisica che mi fu inflitta la prima notte di carcerazione a Forte Boccea, carcere militare, il 29 Settembre 1980.

Pero' era stato proprio il Presidente Pertini a offrirmi un insegnamento salvifico e funzionale a sopravvivere a simili violenze quando ci disse, concludendo la audizione in Quirinale, che certamente avremmo passato guai seri e persecuzioni pesantissime, ma ammonendoci di aver comunque e sempre come riferimento e a riporre fiducia nelle Istituzioni e nella Giustizia dello Stato democratico perche' concluse “in uno stato che fosse mutato da democratico in autoritario il posto dei veri patrioti non potrebbe che essere il banco degli imputati e la loro sorte l'esilio o il carcere”.

Pensavo dunque di aver gia' sperimentato la persistenza di una natura antidemocratica in un sistema militare di cui si diceva - e' stato il Procuratore Generale Militare e ricordarlo nella prolusione di apertura dell'anno giudiziario 2000, non io - che “fosse una beata insula incontaminata dal contagio costituzionale”.

Drammatico e quasi incredibile, se non fosse vero a 50 anni dalla Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione dal Nazifascismo. E se non ne avessi avuto riscontro continuato nella mia dura battaglia per la democrazia nelle Forze armate. Una battaglia che arrivo' a far iscrivere fra i doveri di ogni militare anche quel dovere della disobbedienza di fronte ad ordini manifestamente illegali o che fossero diretti contro le istituzioni. Un articolo di Legge (art 4 L 382/78) che faceva impazzire tanti e troppi Generali, per l'impossibilita' - scrissero a Pertini in una lettera di doglianze sulla Legge - di poter ancora comandare.

Una statuizione legislativa invece di grande levatura democratica (che ebbe il coraggio di riprendere e fissare nella Legge il principio di Norimberga per cui ogni militare e' comunque responsabile della esecuzione degli ordini ricevuti indipendentemente dalla imperiosita' e minacciosita' del livello da cui quegli ordini fossero pervenuti) e non interpretabile diversamente dal suo contenuto letterale; ma alla quale si opposero quanti avevano da custodire indicibili segreti di corruzioni e di stragi mai compiutamente indagate come le tangenti per le grandi revisioni degli aeroplani C-130, come la tragedia del Monte Serra, come la strage di Ustica. Eliminando con ogni mezzo lecito o illecito che fosse, mortifero o di eliminazione sostanziale come nel mio caso, ogni antagonista o indomabile oppositore quale scelsi di divenire e di essere proprio di fronte ai cadaveri straziati dei cadetti della marina morti nella tragedia del Monte Serra.

Oggi la Giustizia Amministrativa sta mettendo a dura prova la mia capacita' di resistenza e di perseveranza. Mi chiedo se non siamo gia' di fronte ad una inversione dello Stato di Diritto Positivo e Democratico verso le forme proprie dell'autoritarismo piu' feroce e meno nobile, ammantato della maschera dell'ossequio alla legalita' formale, fredda ed omicida piu' di un colpo di pistola.

Mi faccio forza, in virtu' dei rapporti umani che ho potuto allacciare in questi anni ed ai legami familiari che sono riusciti a resistere ad anni di lotte e sofferenze, e che mi hanno consentito di portarmi fino alla realizzazione di un passo comunque incancellabile della mia storia e cioe' la affermazione - passata in giudicato - che la firma di Pertini su quel decreto fosse un volgare falso.

Questo nessuna distorsione o nessuna spregiudicata contorsione del TAR potra' ormai cancellarlo. C'e' solo da sapere se, dopo 35 anni di resistenza si possa ancora affermare che il Capitano Ciancarella non abbia fatto e dimostrato nulla che potesse sembrare un volersi opporre alle conseguenze di quel procedimento disciplinare vergognoso nel suo svolgimento e nelle sue conclusioni (cioe' con la falsificazione della firma del Presidente della Repubblica).

Nulla di nuovo sotto il sole purtroppo. Anche di fronte agli esiti di indagini parlamentari attente ed esigenti sull'impiego di armi all'uranio impoverito, ad esempio, si e' scelto di tornare a mentire sul loro utilizzo e sulla consapevolezza dei loro effetti, lasciando i propri valorosi uomini nelle maglie della legalita' dei potenti e abbandonandoli nelle angosciose angustie della malattie assunte in servizio e a causa del servizio.

Questo ci dice quanta ancora bisogna farne di strada prima che in ogni militare possa nascere una coscienza democratica, per reagire prima ancora che l'ignavia porti qualcuno a contrarre personali malattie. Per riuscire cioe' a dire NO ad ogni ordine illecito e illegale prima ed indipendentemente dal subire effetti indesiderati su se stessi. Perche' le popolazioni civili sottoposte ad attacchi con quel tipo di armi sono vittime non collaterali ma dirette della volonta' di potenza che si espresse in quei bombardamenti, sono vittime di “crimini contro l'umanita'”.

Non ambisco essere riconosciuto come vittima di crimini similari, ma quantomeno di essere rispettato per la mia storia che, tutta, parla per me e per il mio impegno accanto alle vittime di qualsiasi nefandezza sia stata compiuta in nome di una malintesa legalita' dettata dal potere.

Ci sono le mie ripetute lettere a Capi di Stato e di Governo, Ministri della Difesa Capi di Stato Maggiore a testimoniare che non mi sono mai arreso alla ineluttabilita' della radiazione disposta con un decreto falso ed ignobile come quella firma del Presidente Pertini.

Mario Ciancarella

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