18 giugno 2017

Tiberio Bentivoglio, imprenditore, un cittadino di Reggio Calabria. 18 giugno 2017



Tiberio Bentivoglio è ancora un commerciante di articoli medicali a Reggio Calabria. 25 anni fa era fiero dei suoi numerosi dipendenti e assieme producevano due miliardi di lire di fatturato all'anno.

Oggi lavora ancora con il negozio sorvegliato da una camionetta dell'esercito, in attesa che equitalia gli porti via il rimanente. La casa già messa all'asta è stata sostituita da quella di un boss della ndrangheta grazie al primo caso di assegnazione di un bene confiscato a una vittima di mafia. I figli hanno vissuto nell'inferno tra bombe e pistolettate e non avranno mai piu una vita normale.

25 anni fa Tiberio Bentivoglio ha rifiutato di pagare. Da quel momento sarà perennemente nel mirino di macellai delle esistenze, di cui ha fatto i nomi e nel mirino della mostruosa macchina della giustizia che abbiamo in italia.

Sentire nei dettagli le vicende di Bentivoglio fa accapponare la pelle. Letteralmente. Chi lo ascolta si alza in piedi davanti al suo racconto, al tono e al suo sguardo.

Il mondo parallelo delle piovre mafiose in Italia, in Europa e nel mondo, non ci tange. Le notizie sugli arresti, sugli omicidi, sui racket, le ascoltiamo come provenienti da Terra2.

Eppure basterebbe pensare che il fatturato illegale da noi ha raggiunto cifre esagerate e che la nostra economia è largamente inquinata.

Come avere una larga metastasi e ignorarla.

Tiberio Bentivoglio ha reagito. Tanti non lo fanno e pagando vendono attività e vita al nuovo padrone. Una ricerca di Libera ha calcolato che a Reggio Calabria "solo" la metà dei commercianti paga il pizzo, perché gli altri esercizi sono passati direttamente alle mani del racket.

Dice Luigi Ciotti: "Una delle mafie peggiori è la burocrazia". Tiberio Bentivoglio non immaginava quanto fosse tremenda quando orgoglioso e fiero andò la prima volta a "fare i nomi".

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