01 ottobre 2018

La Russia avanza nei Balcani


Ieri l'Unione Europea ha subito una grave sconfitta e dietro a questa sconfitta c'è la mano della micidiale propaganda russa, ancora una volta. Il referendum per cambiare il nome alla Macedonia e permettere così una pacificazione dei rapporti con la Grecia e conseguente ammissione nell'Unione e anche nella NATO, non ha raggiunto il quorum e non è valido. Le conseguenze di questo fatto sono incalcolabili e certamente non solo per i Balcani. Lavrov è stato alcuni giorni in Bosnia alla vigilia delle elezioni del 7 ottobre, avendo anche la faccia tosta di dire che la Russia non intende influenzare il voto. La faccia di Lavrov la conoscete tutti. La propaganda russa, tramite trolls e tramite Sputnik, RT e Pravda, ha alimentato gli ultras nazionalisti macedoni e bosniaci. Ai Russi di Putin non serve Steve Bannon. Durante i 25 anni passati in buona parte nei Balcani, ho spesso avuto brutti presentimenti. Gli amici bosniaci mi chiedevano dell'Europa, quando ancora ci credevano, e io gli dicevo che quando fossero mai arrivati nell'Unione, forse l'Unione non ci sarebbe stata più. Anzichè europeizzare i Balcani, l'Unione Europea si è largamente balcanizzata. Ora anche in Grecia gli ultras filo russi che erano contro l'accordo per il nome della Macedonia, avranno da pasteggiare con il populismo e diranno che avevano ragione loro. Dopo quasi 30 anni dalla caduta della Yugoslavia le trattative tra Tsipras e i Macedoni avevano portato a un accordo che avrebbe rafforzato gli europeisti ovunque. Ovviamente la Russia affermava che il referendum era ridicolo e ingiusto perché imponeva il cambio del nome a una nazione sovrana. È andato a votare solo il 37% degli elettori.

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