22 giugno 2017

Il NO a TUTTO genera mostri. Dalla “Deriva Antiscientifica” alla “Secessione Sanitaria”?

Dalla “Deriva Antiscientifica” alla “Secessione Sanitaria”?

Dove porta il NO a tutto? 

Iniziativa senza precedenti dei “comitati ambientalisti” della piana di Firenze. 

In arrivo le rete “antagonista” di rilevamento della qualità dell’aria.

“La attuale deriva antiscientifica” (E. Bonino) può portare a situazioni rischiose per le istituzioni nazionali e locali. L’ondata di delegittimazione “tutti contro tutti e tutti contro tutte le istituzioni” già in atto da decenni, trova nelle proteste e nei movimenti odierni nuovi potenti motori verso potenziale ulteriore disgregazione del patto di convivenza civile, collante della nostra società.

Nasce una SANITA’ ALTERNATIVA contro le agenzie preposte?

Mentre alcune mamme altoatesine chiedono asilo all’Austria perché non vogliono vaccinare i propri figli, pensando che il governo italiano sia venduto alle multinazionali farmaceutiche, le MAMME NO INC di Firenze e dintorni stanno andando oltre.

Cavalcando in pieno l’onda del NO A TUTTO, che comprende vari pacchetti, componibili a piacimento, dalle SCIE CHIMICHE, fino alla TRAMVIA (Firenze unica città contraria anche a quella),passando per  VACCINI, TAV, TAP, AEROPORTO, le MAMME NO INC stanno per dare vita al primo caso di SECESSIONE SANITARIA.

Dopo oltre un anno, sta per essere messa in funzione una RETE DI CENTRALINE di rilevamento della qualità dell’aria nella PIANA di Sesto Fiorentino. Per realizzare questo progetto “alternativo” a ARPAT e ASL e a tutte le istituzioni locali, Comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Calenzano, Campi Bisenzio e Regione Toscana, è stato organizzato un “crowdfunding” con il quale sono stati raccolti circa quindicimila euro. Sono stati reperiti “esperti” e “tecnici” in grado di creare la rete tecnologica antagonista con il lampante scopo di produrre dati “alternativi” a quelli certificati da leggi e agenzie competenti. 

L’obbiettivo è quello di dimostrare che la piana è “ambiente di morte”, già oggi. Come sostiene, letteralmente, una delle più note ideologhe e strateghe dei movimenti antagonisti cittadini.

Le MAMME NO INC stanno diventando un “marchio nazionale”, un “brand” che sta scalando la Rete del NO A TUTTO. Interpretano un ANTAGONISMO 2.0, che espone i propri bambini come “scudi” in sfida a chi osa contraddire le loro teorie. Hanno già ricevuto un riconoscimento dalla piattaforma di raccolta fondi utilizzata e sono richieste ovunque come ospiti speciali. Se ha luogo un evento, oltre ai tavoli di Amnesty, Emergency e Lega Ambiente, ora troverete anche quello delle MAMME NO INC che hanno costituito una associazione ONLUS e mostrano di avere accademici del NO e strateghi di marketing di prim’ordine, oltre a studi di produzione multimediale professionali a disposizione, se non gratis, di certo per costi irrisori. 

Hanno anche dato vita a un servizio di raccolta di fotografie “on line”, con l’intento di dimostrare come l’azienda ALIA non sia in grado di garantire la raccolta differenziata e non, dei rifiuti. Un servizio così ben presentato e mimetizzato da riscuotere il gradimento anche dei servizi stampa istituzionali e spazio sui loro media, ma che mostra di essere solo una specie di gogna mediatica verso chi deve provvedere a risolvere i comportamenti dei cittadini verso i cassonetti.

La loro denominazione integrale è MAMME NO INCENERITORE e nasce dalla loro battaglia principale, quella volta a impedire la costruzione del termovalorizzatore di Case Passerini, località della piana dove attualmente viene selezionato quanto raccolto nell’area coperta dalle strutture incaricate per i rifiuti solidi urbani. Da Case Passerini partono duecento camion alla settimana per portare lontano quello che dovrebbe essere bruciato localmente nel termovalorizzatore, come avviene in 450 località europee in gran parte capitali o metropoli che si scaldano con i propri rifiuti e con quelli che gli portiamo pagando caro la consegna. Oltre diecimila camion all’anno che inquinano notevolmente.

La base “storica” sulla quale si è basata la nascita di questo movimento è la tristemente leggendaria vicenda dell’inceneritore di San Donnino, chiuso nella prima metà degli anni 80, sull’onda di popolo certo che l’impianto stesse sterminando la popolazione adiacente dei centri di San Donnino, Brozzi, Quaracchi, Campi Bisenzio e dintorni. Freschi gli anni 70, la scienza, ma soprattutto la politica, sovrastati dalle proteste, non seppero dare risposte di alcun genere e pertanto l’impianto fu chiuso, grazie a una anteprima delle odierne Fake News, con accuse che non sono mai state provate ma sulle quali si è “giocato” parecchio. E si cominciò a portare i rifiuti nelle discariche che danno il benvenuto a chi entra a Firenze da ovest.

In realtà le rilevazioni scientifiche non dimostrarono mai che vi fosse diossina se non in una porzione di terreno che non combaciava in modo logico con le emissioni dell’impianto. 

Di certo si trattava di tecnologie obsolete e di una combinazione sfortunata che vedeva, accanto, anche la principale autostrada nazionale, con grande traffico di auto e camion a benzina con piombo.

Invece di proporre un ammodernamento, l’inceneritore fu chiuso e i politici decisero di portare tutto in discariche che oggi sono simili a catene montuose o valli terrificanti.

Dopo una trafila decennale di trattative e assemblee istituzionali e popolari, verso la fine del secolo scorso fu deciso di progettare un termovalorizzatore, sull’esempio di quelli esistenti in 450 città europee, spesso in pieno centro urbano.

Come avviene per le grandi battaglie che hanno dato i natali a antiche popolazioni, la notizia, piano piano, apparve alla attenzione di coloro che decisero di resuscitare le antiche “vittorie” anti sistema e la leggenda che parla di migliaia di morti causati dal vecchio impianto di San Donnino.

Una decina di anni fa, si racconta, che un esperto di prestigio abbia pubblicato dei dati che si rifacevano agli effetti di quell’impianto, visti dopo decenni. L’esperto è sempre rimasto, ai più, ignoto e, soprattutto, la relazione non appare chiara e, anzi, sembra non voler esprimere quello che poi gli è stato accreditato, relativamente alle morti per tumori causate negli anni dall’inceneritore di San Donnino. A una lettura, anche profana, sembrano dati anche bizzarri ma di certo nessun professionista del settore ha mai scritto che l’impianto di San Donnino a causato anche solo qualche decina di decessi.

Ma il dado era tratto. Nascono le MAMME NON INC e inizia la battaglia contro il progetto per il termovalorizzatore di Case Passerini.

Dato che i dati UFFICIALI E CERTIFICATI sulla qualità dell’aria nella piana sforano i limiti di legge per le sole PM10 e per i soli mesi di dicembre e gennaio e dato che ogni ricerca pone come prioritaria la riduzione del traffico e dei riscaldamenti obsoleti, ecco che nascerà il primo caso italiano di SECESSIONE SANITARIA. 

I comitati non accettano nessun dato certificato e nessun altro obbiettivo prioritario che non sia quello del moderno termovalorizzatore.

Un gruppo di associazioni darà vita a una rilevazione autogestita di dati sensibili per tutta la comunità. Lo scopo non è certo quello di avvalorare i dati ACCERTATI dalle autorità competenti. 

Il concetto è chiaro: La piana è “ambiente di morte”. I dati ARPAT non sono veritieri. Il Termovalorizzatore ucciderà migliaia di persone. 

Delle discariche, dei quattrocento impianti in Europa, del traffico diesel e dei riscaldamenti, spesso ancora a gasolio, non si fa menzione in nessuno dei testi delle MAMME NO INC.

Ci sono in atto ricerche che confermano come i dati sulla piana richiedano di abbattere le polveri sottili e le stesse ricerche universitarie affermano senza tema di smentita che per abbatterle siano necessari provvedimenti verso le fonti che sono di gran lunga le più inquinanti.

Eminenti ricercatori affermano che il moderno termovalorizzatore inquinerà  come “dieci camini a legna” ma fermerà il novanta per cento dei camion oggi in partenza per le discariche e permetterà di spegnere centinaia di caldaie e condizionatori grazie al teleriscaldamento e teleaffrescamento.

Ma nessuno ha nemmeno osato frapporsi allo tsunami del NO A TUTTO. La parola termovalorizzatore genera rigetto. La rassegna di soggetti, istituzionali e politici, che avrebbe dovuto mettere in atto il progetto ha creato talmente tanti pasticci che alla fine se ne occuperà il Consiglio di Stato e chissà cosa succederà. 

Per questo i comitati e le MAMME trovano facile consenso tra personaggi più o meno famosi, scrittori, cantanti, attori, musicisti anche molto noti, i quali non hanno certo problemi a cavalcare l’onda del momento senza nemmeno conoscere la verità integrale. 

Dire NO deresponsabilizza e non costa niente. Dire SI richiede di sapere di cosa si parla al meglio possibile e prendersi la responsabilità di affermare.

Politici e amministratori si tengono tuttora lontano da questi temi che portano solo disgrazie elettorali.

Ora però si pone il problema della SECESSIONE SANITARIA. Una parte dei fiorentini che non crede a ARPAT, ASL e Comune non vede l’ora di poter dire di non aver bisogno più di queste istituzioni per sapere come stanno le cose per l’aria della piana.

Si tratta di un salto di “qualità” notevole. Scrivere e parlare delle teorie più confuse è una fatto di libertà democratica. Farlo sulle stesse rilevazioni e stessi dati ufficiali è logico ma creare una rete alternativa per creare una fonte di dati “antagonista” a quella istituzionale evidenzia la volontà di DELEGITTIMARE le strutture locali e nazionali preposte.

E per gli esami medici in famiglia come faranno? Si faranno gli esami del sangue in casa?

A parte gli scherzi, che, comunque, di questi tempi si avverano spesso, sorge la domanda su l’effetto emulativo.

Quanti altri “comitati” italiani e europei dichiareranno la SECESSIONE SANITARIA? Magari in altri campi, tipo gli ulivi pugliesi, la Val Susa o il MOSE? Quali saranno gli effetti?

Quante formazioni politiche sono pronte a tuffarsi nel miele di questo “populismo perfetto”, perché nato non da populisti professionisti ma dal “popolo”

In quale direzione volge un popolo che decide di delegittimare le proprie istituzioni anziché utilizzarle e contestarle democraticamente? Mamme che addestrano i propri bambini a mettersi davanti a un camion come scudi umani e che li catechizzano a considerare con diffidenza se non ignorare le strutture comuni della Società, cosa stanno preparando? Dove ci porteranno?

Abbiamo esempi anche recenti di cosa accade quando scompare lo Stato esistente senza che ce ne sia uno di scorta.


14 giugno 2017

claudio gherardini







18 giugno 2017

Tiberio Bentivoglio, imprenditore, un cittadino di Reggio Calabria. 18 giugno 2017



Tiberio Bentivoglio è ancora un commerciante di articoli medicali a Reggio Calabria. 25 anni fa era fiero dei suoi numerosi dipendenti e assieme producevano due miliardi di lire di fatturato all'anno.

Oggi lavora ancora con il negozio sorvegliato da una camionetta dell'esercito, in attesa che equitalia gli porti via il rimanente. La casa già messa all'asta è stata sostituita da quella di un boss della ndrangheta grazie al primo caso di assegnazione di un bene confiscato a una vittima di mafia. I figli hanno vissuto nell'inferno tra bombe e pistolettate e non avranno mai piu una vita normale.

25 anni fa Tiberio Bentivoglio ha rifiutato di pagare. Da quel momento sarà perennemente nel mirino di macellai delle esistenze, di cui ha fatto i nomi e nel mirino della mostruosa macchina della giustizia che abbiamo in italia.

Sentire nei dettagli le vicende di Bentivoglio fa accapponare la pelle. Letteralmente. Chi lo ascolta si alza in piedi davanti al suo racconto, al tono e al suo sguardo.

Il mondo parallelo delle piovre mafiose in Italia, in Europa e nel mondo, non ci tange. Le notizie sugli arresti, sugli omicidi, sui racket, le ascoltiamo come provenienti da Terra2.

Eppure basterebbe pensare che il fatturato illegale da noi ha raggiunto cifre esagerate e che la nostra economia è largamente inquinata.

Come avere una larga metastasi e ignorarla.

Tiberio Bentivoglio ha reagito. Tanti non lo fanno e pagando vendono attività e vita al nuovo padrone. Una ricerca di Libera ha calcolato che a Reggio Calabria "solo" la metà dei commercianti paga il pizzo, perché gli altri esercizi sono passati direttamente alle mani del racket.

Dice Luigi Ciotti: "Una delle mafie peggiori è la burocrazia". Tiberio Bentivoglio non immaginava quanto fosse tremenda quando orgoglioso e fiero andò la prima volta a "fare i nomi".

08 giugno 2017

Rifiuti Solidi Urbani. Basta con le BUFALE!



http://www.aduc.it/stampa/?id=26062&settore=99001

15 maggio 2017 12:37

Rifiuti. Chi ha paura degli inceneritori?

di Primo Mastrantoni

Diossina. E' questa il nome che torna alla mente quando si parla di inceneritori-termovalorizzatori. La diossina ricorda l'incidente di un impianto chimico che provocò la fuoriuscita di
quantità notevoli di diossina. Le conseguenze furono disastrose. Scatta la paura ed è difficile ragionare. Cerchiamo di fare un pò di informazione.
Gli inceneritori contribuiscono alla presenza di diossina per lo 0,03%.
Il riscaldamento residenziale contribuisce alla presenza di diossina per il 43%.
I dati sono dell'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (1).

Dunque, l'apporto di diossina dagli inceneritori è irrilevante, eppure, la loro presenza è evocata al pari di un disastro.
Caso eclatante, e alle cronache giornaliere, riguarda il Comune di Roma che non ha un impianto di incenerimento ma esporta rifiuti combustibili in Italia e in Europa. Beppe Grillo, leader del M5S, ha indicato Barcellona (Spagna) come modello nella gestione di rifiuti, dimenticando che proprio Barcellona utilizza ben 3 inceneritori! Parigi termovalorizza il 68% dei rifiuti e Berlino il 40%!

Insomma, l'informazione serve a condurre le nostre valutazioni alla razionalità. Cittadini e amministrazioni pubbliche, dovrebbero decidere quali siano le scelte da farsi, sulla base di dati e analisi. Almeno, si spera.
(1) Sinanet - ISPRA - Banca dati SNAP 


Dove vanno i rifiuti non riciclabili di Firenze? Ora lo sai. 

VIDEO LINK:

Secondo viaggio al seguito di uno degli oltre 10.000 camion che ogni anno partono dal selezionatore di Case Passerini per portare le 400mila tonnellate di rifiuti circa che ogni anno non si possono riciclare e nemmeno utilizzare per generare energia con il Termovalorizzatore che non esiste ancora. Secondo viaggio al seguito di uno degli oltre 10.000 camion che ogni anno partono dal selezionatore di Case Passerini per portare le 400mila tonnellate di rifiuti circa che ogni anno non si possono riciclare e nemmeno utilizzare per generare energia con il Termovalorizzatore che non esiste ancora. Questa volta andiamo a Bologna Casalecchio Frullo dove esiste un impianto HERA che paghiamo per ricevere i nostri rifiuti dopo aver speso per portarli e aver inquinato con 200 camion alla settimana ampie aree del centro nord Italia.i dopo aver speso per portarli e aver inquinato con 200 camion alla settimana ampie aree del centro nord Italia.

https://youtu.be/20zkEwzpyQc