30 giugno 2014

Imperdibile Sofri

La guerra mondiale e la grandezza naturale

Adriano Sofri ieri su Repubblica

Un giorno ha messo in mostra, ma in vetrine separate e ostili, la ricapitolazione di un secolo, gonfia di solennità e di ridicolo. La Sarajevo bosgnacca ha provato a rimettere assieme narrazioni opposte, invitando la Filarmonica di Vienna, ed esponendo sui due lati dell'ex museo della Giovane Bosnia –Mlada Bosna, chiamata così per emulare la Giovane Italia mazziniana- il volto dello sparatore, Gavrilo Princip, e della vittima, l'arciduca Franz-Ferdinand. Lo slogan neutro dice: L'angolo di strada che inaugurò il XX secolo, e il manifesto della celebrazione dice: Cent'anni di guerra, cent'anni di pace. Molte cose restano fuori. C'erano, sul cemento del marciapiede davanti al museo, due impronte in memoria delle scarpe di Princip. I viaggiatori le misuravano sul proprio piede, una Cenerentola alla rovescia, scarpe grosse di contadino. Cancellata la reliquia, Princip, che fino alla dissoluzione della Yugoslavia era stato l'eroe irredentista degli slavi del sud, nella cosiddetta guerra civile è diventato la bandiera dei serbisti ed è stato ripudiato dai bosniaco-musulmani e dai croati. Ieri, nella serbo-bosniaca Sarajevo est gli si inaugurava una statua, e a Višegrad un mosaico "a grandezza naturale" lo riproduceva sulla facciata della Cinecittà "neomedievale" di Emir Kusturica. E' buffa anche, la storia della grandezza naturale. Gavrilo Princip era stato rifiutato da un battaglione di volontari serbi per la statura troppo bassa. La statua di ieri lo risarcisce: due metri. Il suo giudice, già sgomento per la sproporzione fra l'atto dei gruppettari di Sarajevo e la guerra mondiale, lo fu ancora di più di fronte a un ometto così piccolo e una conseguenza così enorme. Nella fittizia e vacillante Bosnia-Herzegovina di Dayton c'è tre di tutto, e anche tre programmi scolastici: negli uni Princip è un terrorista, nell'altro un idealista e un martire. Sono vere le due cose. Sulla prima, basta ascoltare lui. Come pensavate di realizzare il vostro ideale? –gli chiederà il giudice. "Col terrore". E che vuol dire? "Vuol dire, in generale, uccidendo i personaggi di primo piano". Non fu condannato a morte perché gli mancavano quindici giorni alla maggiore età, che la legge imperiale fissava a vent'anni. Morì nel 1918 in galera: gli mancavano pochi mesi, e avrebbe saputo del crollo dell'impero asburgico. Sia lui che i suoi compagni di cospirazione erano stati schiacciati dalla smisuratezza dell'effetto. Vorrebbero tornare indietro, e non farlo più: se solo avessero immaginato. "Piuttosto, mi sarei seduto io stesso sulla mia bomba", disse il diciannovenne Čabrinović. Il rumore che hanno fatto le loro rudimentali bombe a mano, le loro pistolettate di fortuna, li ha lasciati attoniti, assordati. Perfino il loro cianuro non andava oltre un mal di pancia. Erano giovani di un'estrema periferia, nutriti di letture infiammate –"Kropotkin per il fine, Mazzini per i mezzi", avrebbe rivendicato Princip- e dal culto della nobiltà dell'attentato e del suicidio, esaltati e imbranati: Princip stesso non aveva avuto un rapporto con una donna, e in quella sua verginità sarebbe morto. Chi li ripudia oggi facendone solo degli assassini fa torto a loro e alla verità; ma fa altrettanto chi li esalta a costo di celebrare insieme a loro la conseguenza del loro atto e la sua prosecuzione fino ai nostri giorni e oltre. Chi li esalta oggi senza avere scarpe grosse e castità mortificate, e disponendo al contrario di potere, fama, ricchezza. Emir Kusturica, sarajevese, rinnegò la città assediata e falcidiata non per auspicare pace e convivenza, ma per passare dalla parte di Belgrado, delle sue autorità, delle sue risorse. Ieri si è fatto regista, con il premier serbo Aleksandar Vučić e della secessionista repubblica Srpska, Milorad Dodik, di una celebrazione dei cent'anni dal 28 giugno saraievese del 1914 che ribadiva l'inimicizia alla Sarajevo degli anni '90 e di oggi. Višegrad, la città del ponte sulla Drina, era popolata per due terzi da bosniaci-musulmani (è una denominazione anagrafica, non necessariamente di religione) e oggi ne è svuotata. Là si è inaugurata la neocittà di Andrićgrad: Ivo Andrić era stato anche lui giovanissimo adepto della cospirazione nazionalista del '14, e aveva subito il carcere, poi era stato, da premio Nobel e da diplomatico, una personalità illustre della Yugoslavia: anche lui ora annesso alla esclusiva versione serbista, nonostante quel suo ponte di incontri e ferocie universali. 
Quante frasi: la storia è maestra di vita; la morte è un maestro tedesco; la morte è un capomastro serbo –o di chiunque altri, all'occorrenza. Si insegnò a lungo che un giovane nazionalista eroico o sprovveduto sparò due colpi di pistola e scoppiò la guerra mondiale. Poi si riparò spiegando che le guerre si procurano la scintilla che le fa esplodere, ma hanno cause profonde che le hanno covate. Bismarck era stato profeta già nel 1888: Se ci sarà un'altra guerra in Europa, verrà da qualche maledetta idiozia nei Balcani. La scintilla. E' ora forse di dire anche il contrario: che cause profonde di odio, intolleranza, violenza, non smettono mai di scavare nel fondo, e che scintille minori possono avvalersene per produrre incendi insperati. Ai nostri giorni una piccola guerra, anzi due, 200 mila morti più o meno, nella periferia balcanica dell'Europa, non hanno minacciato la serenità dell'Europa. Si ammazzassero pure fra di loro: si disse così dei Balcani, come della mafia. Attribuiremo senz'altro al progresso il fatto che la Sarajevo recidiva –la storia che torna sul luogo del suo delitto- dell'aprile 1992 abbia potuto bruciare per anni senza che l'Europa si lasciasse contagiare dal suo incendio? Il nostro manuale comune fa del Novecento un secolo abbreviato, che cominciò tardi nel giugno del 1914 e finì presto nel 1995 di Dayton, e al suo centro infierì una guerra unica e appena interrotta dal 1914 al 1945. Poi l'Europa occidentale e centrale ha capito la lezione e ha costruito un'unione fra i nemici giurati e spietati di ieri. E' una sistemazione in parte vera, del tutto consolante, e sancita da un distratto Nobel per la pace. Ma ne resta fuori appunto, solo dopo l'89, la tremenda guerra nella ex-Yugoslavia, poi il suo supplemento annunciato in Kosovo, e poi, alla periferia orientale, la Cecenia, la Georgia, e, sempre meno in periferia, l'Ucraina, e intanto l'europeismo federalista è accusato di essersi spinto troppo oltre, e viene tirato indietro verso nazionalismi e xenofobie. La storia conserva tenacemente certi suoi tic: e ieri, mentre a Sarajevo suonava la Filarmonica di Vienna, a Višegrad toccava a un ensemble russo. La musica è universale, il programma è quello ucraino, siriano. Gli storici hanno un triste vantaggio, che vengono dopo, e dunque possono ammonire a incendio avvenuto che le sue cause erano operanti e pressoché incontrollabili. Che cosa sia dell'Europa e del mondo di oggi, dell'Ucraina, della Siria, dell'Iraq, di chissà quale altro vulcano, è più difficile dire. Si scommette che la globalizzazione assicuri contro "la" guerra (che "le" guerre abbondino, lo vedono tutti), e invece la guerra l'ha inaugurata. Fra cento anni, litigheranno ancora i nostri posteri, o sapranno finalmente piangere e ridere assieme della nostra statura?

Repubblica, oggi

28 giugno 2014

Nasce l'outlet ultraserbo a Visegrad dove cento anni fa inizió la Grande Guerra

Pompa magna non rende l'idea di cosa Kusturica e il suo patron Presidente della Republika Srpska Milorad Dodik abbiano inventato per creare la mini nazione ultraserba che per ora fa parte ancora della Repubblica di Bosnia Erzegovina. Sono arrivati da Belgrado anche il capo del governo serbo Alexander Vućic e il ministro degli esteri della Repubblica di Serbia Ivica Daćic. Due bande militari e almeno due cori e una band, quella ricostruita da Kusturica come No Smoking. L'originale é rimasto in buona parte a Sarajevo. Il patriarca di Belgrado Irinei ha consacrato la chiesa interna a Andricgrad. Così si chiama il villaggio di pietra pieno di bar e locali che diventerà un campus universitario per 140 studenti. Su un terreno contestato dalle vittime bosniacche e in mezzo a polemiche interne anche alla serbo Bosnia e anche in Serbia. Consacrazione e inaugurazione in pompa magna nel nome di Gavrilo Princip che cento anni fa assassinó l'Arciduca d'Austria a Sarajevo. Un atto eroico secondo la versione "oltrecortina" per la libertà del popolo serbo. La statua a Princip é stata inaugurata ieri a Est Sarajevo, la parte serba nei dintorni orientali della capitale bosniaca. Interventi enfatici e nazionalisti che Dodik ha concluso con un augurio di pace senza distinzioni di appartenenza. Nella sua speranza di essere rieletto presidente del ministato serbo bosniaco di circa ottocentomila abitanti. Ma un anziano patriota serbo al quale abbiamo dato un passaggio ci dice che almeno a Rogatica il partito di Dodik perderà le lezioni del prossimo ottobre. Il suo bandierone entrava a stento in macchina stamani. 











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Diretta da Visegrad

27 giugno 2014

Migliaia di case in movimento mentre si commemorano i cento anni dalla grande guerra

Kalesja 27 giugno 2014. Mentre a Sarajevo e Visegrad ci si appresta a commemorare in modo opposto il centenario dell'attentato con il quale il giovane serbo "panslavista"Gavrilo Princip uccise l'arciduca erede al trono d'Austria Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914, migliaia di case in una area enorme della Bosnia e della Serbia rischiano di slittare a valle dopo la catastrofica alluvione e le forti insistenti piogge che nel maggio scorso causarono decine di vittime e un disastro calcolato attorno al miliardo di euro. Il detto "piove sempre sul bagnato" da queste parti ha preso le vesti di una beffa esagerata e tragica. Le foto qui sopra sono della casa, già modestissima di Sanel Jahic, che conosco da 18 anni. Acquistata la casa non è mai riuscito a farsi dare il contratto. Ha speso tutti i pochi soldi guadagnati in Montenegro in otto anni come manovale. Ora è ritornato in Bosnia dopo che il padrone non gli ha voluto pagare gli ultimi salari. La moglie e le 2 figlie stanno da parenti e la casa ora ha iniziato a muoversi sul pendio. Gli abbiamo lasciato 150 euro che magari serviranno almeno per un sorriso. Piove e fa caldo e ci sono lampi e fulmini e migliaia di persone posso scommettere che sono sveglie pensando all'incubo del maggio scorso che potrebbe ripetersi. Molti si sfilarono da casa appena in tempo per vederla slittare a valle. Tanti vivono ancora nelle case inagibili dove non potrebbero stare ma non hanno dove andare con nonni e nipoti. Appena torneranno le piogge invernali le decine di migliaia di smottamenti ben visibili in qualsiasi strada di collina riprenderanno a muoversi. Alcune frazioni sono ancora isolate da maggio ma tantissimi si sono dovuti arrangiare a riaprire le strade slittate a valle per non rimanere bloccati. Già la Bosnia Erzegovina è stata vittima di un conflitto sanguinoso e di un dopoguerra distorto e anomalo e ora con questa catastrofe tutto torna indietro di decenni e ci vorranno molti anni per tornare a una qualche normalità. Mentre l'orchestra filarmonica di Vienna con ambasciatori e autorità celebrerà il messaggio di pace lanciato dal sindaco della capitale a metà e mentre Emir Nemanja Kusturica beatificherà con sacerdoti e leader serbi il giovane anarchico che per molti diede inizio alla carneficina della prima guerra mondiale, la miseria e l'ignoranza regnano sovrane nelle campagne della Bosnia Erzegovina e dei vicini. Scuole dove si insegnano storie diverse a seconda della religione, corruzione oltre l'immaginabile, miseria e disoccupazione esagerate. I giovani non sanno cosa fare della loro vita. Ma forse fa comodo ai leader nazionalisti avere ancora la carne da macello a disposizione. Non sarà guerra ma sarà serbatoio di disagio. Sulle TV, assieme alla nazionale di calcio, che vale solo per i bosniacchi, dato che i croati di Bosnia tifano Croazia e i serbi di Bosnia tifano Serbia, infuria lo spot pubblicitario della rete di stazioni di servizio nuove di zecca della GAZPROM con hostess sorridenti che servono, oltre al gasolio anche delle appetitose insalatine nel bar annesso. Vladimir è già arrivato nella sua versione 3.0. Comprare la Bosnia Erzegovina per lui è questione di spiccioli. Gli unici che stanno beati a cianciare sono i politici europei che si fanno sfilare ancora una volta di mano la Bosnia, unico paese balcanico non ancora iniziato alla Unione. Qui tutti sperano ancora si scappare, quelli onesti. I criminali sguazzano beati compresi quelli terroristici che trovano terreno fertile. La Bosnia era il tappeto dove scopare l'immondizia e ora anche il tappeto sta smottando a valle. Domani andiamo a vedere il primo OUTLET dell'ultrazionalismo: Andricgrad. La cittadella di ottone ideata per celebrare il suo ideatore Emir.

25 giugno 2014

Azione solidale nel Cantone di Tuzla - Bosnia Erzegovina

Kalesja (Tuzla) 25 giugno 2014 Grazie alla solidarietà di molti di voi questa mattina abbiamo consegnato 250 euro come donazione simbolica di solidarietà alla Famiglia Jukic che vive a Vitinica nella municipalità di Kalesja. Avete mai dormito nella vostra casa mentre uno smottamento la minaccia a un metro dalle mura esterne? I sette componenti della famiglia di Suvad Jukic dormono tutte le sere a casa propria costruita con tutti i risparmi disponibili, dopo che la casa precedente era stata distrutta dalle artiglierie serbo bosniache e sta ancora lì a testimoniarlo a cento metri dalla nuova. Il 15 maggio dopo giorni di pioggia ininterrotta uno smottamento di acqua e fango proprio accanto alla casa, mancandola di poco si è portato via un paio di piccole stanzette nell'orto. Suvad Jukic cammina grazie a una protesi artificiale completa della gamba destra dopo che è saltato su una mina durante il conflitto balcanico degli anni 90. L'unico reddito per i sette familiari sono i 400 euro al mese che arrivano per la sua invalidità permanente e totale. Mandare a scuola i ragazzini e poco altro basta per finire il denaro e si vive grazie al grande orto che ora è in parte distrutto, cioè slittato via. Ovviamente le autorità hanno vietato l'agibilità all'edificio ma i sette Jukic non saprebbero dove andare e pertanto vivono con lo smottamento accanto a casa e se ancora non è successo altro è perché non piove più. La frana è ancora attiva ovviamente ci vorrebbe un intervento di almeno 10.000 euro per mettere in sicurezza l'edificio. I nostri 250 euro sembrano pochi ma sono stati molto graditi. Grazie a voi. Grazie anche a Ramiz e Aladin, vecchi amici che ci hanno indicato questa situazione. Foto allegate! claudio gherardini http://about.me/claudio.gherardini

23 giugno 2014

Audizione per un danzatore

La Compagnia Xe cerca un danzatore professionista

per prossimo spettacolo



 

Audizione

Giovedì 3 luglio ore 12.00

Scuola Paolo Grassi, via Salasco n.4, Milano.


Inviare breve curriculum: info@compagniaxe.it

tel. 055.8290193

 
 
 
 
 

Compagnia XE diretta da Julie Ann Anzilotti

C/o Teatro Comunale Niccolini

Via Roma, 47

50026 San Casciano V. Pesa (Fi)

Tel /fax 0558290193 - 3497877621

www.compagniaxe.it

compagniaxe3@gmail.com

Ai sensi dell'art.13 del nuovo codice sulla privacy (D.Lgs 196 del 30 giugno 2003) , le e-mail informative e le newsletter possono essere inviate solo con il consenso del destinatario.
Il suo indirizzo si trova nella banca dati della associazione culturale XE e Le abbiamo inviato fino ad oggi inviti ed informazioni riguardanti i nostri spettacoli e i nostri progetti culturali.
Sperando che le nostre comunicazioni siano per Lei interessanti, Le assicuriamo che i Suoi dati saranno trattati dalla Associazione culturale XE con estrema riservatezza e non verranno divulgati.
Le informative hanno carattere periodico e sono comunicate individualmente ai singoli interessati, anche se trattate con l'ausilio di spedizioni collettive.

 

22 giugno 2014

Familismo amorale mina la società e le associazioni?

http://it.wikipedia.org/wiki/Familismo_amorale

Qui un estratto

"Partendo dalla convinzione di Tocqueville che nei paesi democratici la
scienza dell'associarsi sia madre di tutti gli altri progressi,[7] e
attraverso lo studio di Montegrano, l'autore arrivò a ipotizzare che
certe comunità sarebbero arretrate soprattutto per ragioni culturali. La
loro cultura presenterebbe una concezione estremizzata dei legami
familiari che va a danno della capacità di associarsi e dell'interesse
collettivo. Gli individui sembrerebbero agire come a seguire la regola:
"massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della
propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino
allo stesso modo".[8]
Sarebbe dunque questa particolare etica dei rapporti familiari la causa
dell'arretratezza.[9]L'autore la denominò familismo amorale. Familismo
perché l'individuo perseguirebbe solo l'interesse della propria famiglia
nucleare, e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra non
consanguinei. A-morale perché seguendo la regola si applicano le
categorie di bene e di male solo tra famigliari, e non verso gli altri
individui della comunità[8].
L'amoralità non sarebbe quindi relativa ai comportamenti interni alla
famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario, all'assenza di relazioni
sociali morali tra famiglie e tra individui all'esterno della famiglia.
Le conseguenze sulla società[modifica | modifica sorgente]
Dalla regola generale l'autore derivò alcune implicazioni logiche, che
descriverebbero gli effetti di tale comportamento specialmente riguardo
alla gestione del bene pubblico e alla vita politica. Se ne riporta un
elenco sintetico e incompleto rimandando all'opera per
l'approfondimento[10]. Secondo l'autore, in una società di familisti
amorali:
nessuno perseguirà l'interesse comune, salvo quando ne trarrà un
vantaggio proprio;
chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell'interesse
pubblico sarà ritenuto un truffatore;
solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché
pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero
verrebbero mal visti;
i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di
altri pubblici ufficiali soltanto;
i pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi
dell'organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una
carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le
proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da
usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale;
il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà
sarà comunque ritenuto corrotto;
non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o
ideologici, e il concreto comportamento quotidiano;
la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le
conseguenze;
il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l'ordine
con mano ferma;
sarà difficile creare e mantenere una qualsiasi organizzazione, perché
ciò richiede una certa dose di disinteresse personale e identificazione
e lealtà verso l'interesse dell'organizzazione;
non vi saranno né leader né seguaci, poiché nessuno sarà interessato a
sostenere l'impresa, tranne se motivato da interesse personale;
il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine,
più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli
semplicemente promessi;
oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente
danneggiati nei propri interessi, anche se quelli hanno agito per
favorire l'interesse pubblico;
gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti,
determinando l'instabilità della forze politiche.
Anche l'economia subirebbe conseguenze devastanti[11]. Se per migliorare
le attività economiche occorrono investimenti e mezzi che nessuna
singola famiglia, ma solo un gruppo, può permettersi, la mancanza di
cooperazione tra non consanguinei impedisce di fare quegli investimenti
e acquisire quei mezzi, bloccando l'economia al minimo della sopravvivenza.
L'intera dimensione associativa risulterebbe danneggiata. L'autore
rilevava a Montegrano pressoché l'assenza di forme associazionistiche,
anche di beneficenza, nonostante a suo parere vi fosse la possibilità
materiale di realizzarle."

saluti!

20 giugno 2014

Nuova azione e donazione per le vittime della catastrofe in Bosnia

Grazie a nuove vostre donazioni per un totale di 300 euro, la somma
ancora da donare è di 600 euro e da lunedì inizia un nuovo viaggio.
Abbiamo individuato una famiglia che ha perso la casa in una frana in
una zona del cantone di Tuzla. Vi racconteremo nei prossimi giorni.
A presto!

claudio

13 giugno 2014

[News] Catastrofe nei Balcani - RESOCONTO - TORNO di persona a fine mese


Mi sembra dovuto raccontare la prima azione solidale con i vostri soldi. LA RACCOLTA CONTINUA E SE VOLTE POTETE INVIARE DENARO seguendo le istruzioni qui sotto di seguito.

Ecco il resoconto:

Le varie tappe sono nei post scritti sul momento e da scorrere su www.societaperleidee.it dove troverete anche delle foto.

Grazie per il contributo che avete donato per dare una mano a alcune famiglie colpite dalla violenta alluvione del 15 maggio scorso in Bosnia Erzegovina!

In dieci giorni dal 19 al 30 maggio sono stati raccolti 1.018 euro!

Il viaggio è costato circa 750 euro finanziato da Camilla Ricci, Stefano, Fabio, e da Autotecnica Papini.

Dei 1.18 euro, ne sono stati per ora donati 760 che sono stati impiegati come segue:

  1. Acquisto e consegna di 60 euro di spesa alimentare al supermercato di Prijedor per le 4 famiglie che erano ospitate tutte assieme in una palestra del palasport cittadino. Queste famiglie hanno perso la casa e non hanno redditi minimamente bastanti. Attendono che il Comune trovi una soluzione. (Nella foto La famiglia con tutti i bambini e Sladana e Branko del Progetto Prijedor che ci hanno indicato la situazione) http://www.progettoprijedor.org
  2. A Prijedor abbiamo donato alla famiglia Ceric 300 euro. La famiglia, indicataci dagli amici del Progetto Prijedor, è numerosa e l'alluvione ha distrutto tutta la modesta casa dove abitano, soprattutto tutti i mobili e le supellettili e il resto. Unico reddito il lavoro salutario di uno dei figli e la esigua pensione della nonna. Seguiremo la famiglia se potremo.
  3. A Tuzla gli amici della organizzazione Inicijative preživjelih od mina - Landmine Survivors Initiatives http://www.ipm-lsi.org, ci hanno indicato la famiglia di Mirnes che ha 18 anni e recentemente è sopravvissuto all'esplosione di una mina nel bosco dove abitualmente andava a far legna. E' sopravvissuto perchè al suo posto è morto il suo amico che evidentemente gli ha fatto da scudo. Abitualmente..... significa che quella mina non era lì le volte precendenti e il fatto è avvenuto prima della alluvione. Le mine che sono un crimine a orologeria verso persone civili (i militari sanno quasi sempre dove si trovano, durante la guerra) si muovono spesso con le piogge. Questo anche senza l'alluvione catastrofica del maggio scorso. Mirnes ha perso l'uso normale delle braccia ma non ha ricevuto nessun sostegno dal sistema assistenziale. Dato che piove sempre sul bagnato, la casa di Mirnes è stata invasa dall'alluvione. Anche in questo caso i redditi sono esigui, piccole pensioni dalle nonne e poco altro. La sorella studia.
  4. A Sarajevo il nostro fidato Vedran ci ha portati a conoscere la situazione nel sobborgo di Vogošća. Le piogge simil tropicali di maggio hanno provocato molte migliaia di smottamenti e frane che hanno trascinato via molte case e che restano attive e pericolose. Una di queste ha colpito un gruppo di case fra le quali quella di Suljo e della sua famiglia. Pensionato con un figlio sposato e la nuora in attesa di un bimbo, pensava di stare bene nella casetta molto carina che aveva costruito negli anni su un pezzetto di terra di proprietà. Sono riusciti a salvarsi solo per un pelo grazie al rombo improvviso della frana che in attimo ha portato via la casa. Tutto è durato al massimo 3 minuti, ci ha raccontato. Ora non solo la casa non esiste ma anche il terreno non sarà mai più edificabile. Figlio e nuora hanno avuto un appartamento a Sarajevo data la gravidanza mentre i genitori sono in un hotel.

Questi sono tre casi che abbiamo conosciuto e abbiamo scelto di "adottare" dei casi e non di passare il denaro a organizzazioni locali come fanno in tanti e nemmeno di inviare pacchi. Gli acquisti vanno fatti in loco in modo da dare piccolo reddito ai locali.

Restano 280 euro e tornemo per una nuova donazione. Nel frattempo se volete raccogliere da amici altri euri, anche pochi, siete invitati a farlo!

PER LA CRONACA DEL VIAGGIO POTETE ANDARE SU WWW.SOCIETAPERLEIDEE.IT E SCORRETE TUTTE LE FOTO E I POST PRECEDENTI.


I popoli balcanici vivono da sempre mostrando una volontà e una resistenza formidabili. La terra del sangue e del miele è divisa tra le tre religioni principali e non ha mai visto lunghi periodi di pace benchè i popoli siano pacifici e gentilissimi, accoglienti.

Unica attività che va avanti, a dispetto di una classe politica di criminali alla quale noi italiani stiamo cercando di fare concorrenza alla grande, è il turismo. I Balcani sono bellissimi e ancora in larga parte intatti.

Se volete andare in vacanza in Bosnia Erzegovina chiedetemi consiglio e vi garantisco un grande viaggio.


Claudio Gherardini

www.societaperleidee.it

http://about.me/claudio.gherardini

--------- POTETE FARE UNA DONAZIONE?

Io andrò a fine mese in Bosnia e se volete potrei portare dei fondi a organizzazioni o persone colpite da questo cataclisma. Sto prendendo contatto per stabilire i dettagli.

Basta cliccare qua: http://societaperleidee.blogspot.it

Nella colonna a destra del testo che appare c’è il pulsante per donare qualsiasi somma che porterò nelle zone colpite a fine mese e consegnerò a persone con ruoli di responsabilità locale o a singoli suggeritimi da persone di fiducia che conosco in molte aree della Bosnia Erzegovina.

Se si decide di fare una donazione si deve CLICCARE il pulsante giallo a destra del testo principale e sotto il piccolo titolo: "Donazioni Bosnia Alluvione 2014".

NECESSARIO SCRIVERE IL PROPRIO NOME E IL CODICE FISCALE e se possibile anche la vostra email. Grazie.

E’ possibile anche un bonifico bancario PRECISANDO LA CAUSALE “DONAZIONE ALLUVIONE BALCANI 2014” sul IBAN IT45Q0501802800000000125888 di Banca Etica Firenze, intestato a Società per le Idee Associazione Culturale in Firenze

NECESSARIO SCRIVERE IL PROPRIO NOME E IL CODICE FISCALE e se possibile anche la vostra email. Grazie.

DOVRESTI FARE LA DONAZIONE NON OLTRE IL 27 MAGGIO.

Al mio ritorno farò una relazione su come sono stati impiegati i soldi.

Grazie comunque per l’attenzione.

claudio gherardini

presidente Società per le Idee

claudiogherardini@societaperleidee.it


http://societaperleidee.blogspot.it


Claudio Gherardini

http://about.me/claudio.gherardini
mobile phone: +39 333 9237262
mobile phone Bosnia: +387 62578316
mobile phone Croatia: +385 913901575
home phone: +39 058823139
uff.:50126 - Firenze - via A. Traversari 75 - Italy
Res.:56041 - Castelnuovo Val di Cecina (PI) - via Verdi 33 - Italy
C.F.: GHRCLD57C03D612R
P.Iva 05968730480
icq: 74274967
skype: claudioghera
claudiogherardini@gmail.com
www.claudiogherardini.it

(Questo messaggio le è giunto perché il suo indirizzo si trova
      da tempo nella rubrica di claudio gherardini con il quale
      evidentemente ci sono stati contatti. Se non desidera ricevere
      altri messaggi da claudio gherardini e società per le idee invii
      una email con oggetto "cancellare" a claudiogherardini@societaperleidee.it.
      grazie. Se dovesse riceverne altri ulteriori abbia pazienza e
      ripeta la procedura non difficile. Grazie.)

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04 giugno 2014

Le mine si muovono e arrivano dove non lo aspetti.




Ieri abbiamo lasciato una piccola donazione di duecento euro alla famiglia di Mirnes che a 18 anni facendo legna nello stesso bosco di sempre é stato vittima di una mina. Fortunatamente é stato colpito in modo non mortale ma ha subito danni a ambedue le braccia che appaiono ricostruite ma con poca funzionalità rimasta. La famiglia non ha reddito e l'alluvione ha distrutto il piano terra della casa.

Al momento dell'esplosione fu chiamata la polizia ma non si é attivata alcuna forma di sostegno economico. 
Ci sono stati presentati da amici fidati della organizzazione INIZIATIVE che lavora per il sostegno alle vittime delle mine e delle loro famiglie dal punto di vista legale e non medico.

Ora partiamo le Sarajevo dove finirà la parte umanitaria del viaggio per divenire più ludica. 

Al ritorno faremo relazione su come sono stati impiegati i circa mille euro raccolti in pochi giorni. La raccolta continua comunque perché torneremo dalle famiglie e seguiremo gli sviluppi. 



Inviato da iPad
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03 giugno 2014

Case fluttuanti in zona Cantone di Tuzla

Aggiornamento dal viaggio in Bosnia Erzegovina che doveva essere turistico ma é diventato molto più utile. Clicca sulla foto e vai al blog e scorri i post. La raccolta di denaro non finisce qua. Puoi donare dal tasto Paypal che trovi nel blog cliccando la foto.