23 giugno 2013

Il revisionismo è la mina a tempo che riaccende le guerre anche dopo secoli.

Il revisionismo è la mina a tempo che riaccende le guerre anche dopo secoli.

Esiste da sempre il revisionismo. Ovviamente non sempre ha risultati nefasti, anzi, spesso serve proprio a stabilizzare i popoli e a far maturare una condivisone dei fatti che porta a pace duratura come è accaduto in Europa da circa 60 anni. Ma se nel 1945 ci fossero stati i revisionisti armati di Internet come oggi forse saremmo stati ancora in guerra. Anzi, se questi miserabili revisionisti, che basano il loro scarso successo sull'ignoranza dei fatti da parte dei Popoli, avessero avuto Internet quando gli Stati Uniti d'America decisero di liberare l'Europa da Adolf Hitler, probabilmente si sarebbe creato un movimento d'opinione contrario che avrebbe sabotato non solo l'azione americana ma anche quella dei partigiani antifascisti e magari avremmo oggi il nipote del Hitler al comando.

L'azione revisionista, riguardo all'inevitabile schierarsi di un Governo con una delle parti di un conflitto, parte camuffata, in genere, da "pacifista". In nome del "pacifismo" si sono messe in opera azioni di propaganda revisionista catastrofiche.

La verità, di fronte al revisionismo, diventa una opinione e poi è facile passare al massimalismo ignorante. Spesso il binario massimalista porta a scegliere il peggio pur di non scegliere il MENO peggio che poi è la chiave della Politica. Scegliere il meno peggio dopo aver negoziato al meglio con l'avversario. Questo però cozza con l'ignoranza profonda che una volta era un problema ma oggi è divenuta una virtù. Negoziare poi è faticoso e noioso mentre scontarsi e più facile e "divertente".

Ci sono organizzazioni e reti di intelligence che evidentemente lavorano con ampi finanziamenti e che si occupano di fare un lavoro capillare di revisionismo. Le truppe di pace in Kosovo sono chiamate "truppe di occupazione" e persino gli Albanesi del Kosovo, che vivono lì da secoli, sono chiamati "invasori". D'altronde anche sulla Shoa e sui campi nazisti di sterminio di Ebrei e diverse altre minoranze esiste una letteratura negazionista che, messa come unica fonte senza raffronti, viene presa per buona e anzi diventa base per entrare in conflitto con tutti e per dare una identità personale a chi non ne ha una, e sono tanti.

Su Srebrenica l'operazione di negazione del Genocidio è portata avanti da una forte corrente nazionalista ortodossa appoggiata dalla Russia di Putin e da chissà chi altro. Non si nega i massacri che comunque vengono rubricati come normali in una guerra (anche quelli di civili inermi da parte di milizie e eserciti armati fino  ai denti), ma si nega il Genocidio che è un reato molto più grave. Il Genocidio si identifica con la programmazione di uno sterminio di un popolo o di parte di esso, pianificato e attuato in tempi e modi precisi. Questo viene negato per Srebrenica anche se è ormai provato che in pochi giorni si è realizzata l'eliminazione fisica di circa ottomila uomini e ragazzi di nazionalità non serbo-ortodossa. La questione è affrontata dal Tribunale de L'Aja e è molto pesante. Il Tribunale internazionale per i crimini di guerra nella Ex-Yugoslavia è sempre stato al centro di dure polemiche sia quando condanna che quando assolve e di recente assolve molto. 

L'assenza di una forte autorità sovranazionale mondiale che si occupi del rispetto dei diritti umani e di conseguenza abbia autorità di polizia internazionale è alla base di tutte le guerre in atto ma anche solo pensare a una sua concretizzazione è pura utopia. Se esistesse avrebbe potuto bloccare l'attuale conflitto di Siria prima che scendessero in campo i peggiori, tanto per fare un esempio. Il Tribunale del L'Aja, detestato da tutte le potenze mondiali, ha sempre lavorato in condizioni difficili. Come si sa, un giudice lasciato solo è spesso un giudice dimezzato se non morto.

L'italia della politica ha ignorato il conflitto balcanico degli anni 90, prima, durante e dopo il suo svolgimento e ora ha semplicemente ripreso le sue relazioni economiche precedenti. Mentre migliaia di veri volontari hanno realizzato una potente rete di contatti umanitari tra Italia e ex-yugoslavia, i politici hanno al massimo preso una posizione qualsiasi in base ancora una volta alle ideologie che ormai sono del tutto inadeguate a qualsiasi utilizzo ovunque.

Un ex-assessore del PD a Firenze non crede nemmeno che sia mai stato commesso alcun massacro a Srebrenica. Opinione che condivide, forse senza saperlo con Gianni Minà e Tommaso Di Francesco del Il Manifesto. Lo stesso assessore crede che la città nativa di Emiri Kusturica sia Belgrado mentre invece è Sarajevo e non sa che il Grande Regista a Sarajevo è meglio che non ci vada. Il Ministro degli Esteri Emma Bonino viene accusata di essere una guerrafondaia anche se notoriamente i Radicali in Italia hanno da sempre fatto della non violenza la loro principale bandiera. Il Vaticano viene considerato responsabile primo con la Germania dell'inizio del conflitto, il che è quantomeno discutibile per vari motivi. L'inizio stesso del conflitto è poco noto. La fine dello stesso viene collocata dai nazionalisti ortodossi nel 1996, cioè un anno dopo gli accordi di pace di Dayton. La Serbo-Bosnia, entità amministrativa che forma con la Federazione di Bosnia e Erzegovina, la Repubblica di Bosnia Erzegovina, si considera uno Stato indipendente e invece non lo è. Intanto fa accordi per conto proprio con Russia e Serbia e non solo. Ospite in una trasmissione della TV B92, il presidente della Republika Srpska (Serbo Bosnia), Milorad Dodik ha detto che la guerra a Sarajevo inizio' prima del 6 aprile 1992, con l'attacco ad un matrimonio serbo per il quale nessuno mai ha dovuto rispondere. Cioè, egli ha detto in TV che tre anni di assedio con carriarmati e artiglieria pesante e 12.000 morti a Sarajevo sono stati causati da  un omicidio a un matrimonio.
Ognuno si comporta come se la verità non esistesse. Ognuno propugna la sua verità. Il revisionismo è il contrario della condivisione del passato. Questa ultima serve a dare solidità alla Pace mentre il primo serve a tenere calda la guerra sotto il tappeto.

Concludo con quella che penso che sia la dimostrazione più semplice dell'indifferenza e del revisionismo nei riguardi del conflitto balcanico: Quanti sanno che, sino agli infausti bombardamenti NATO su Belgrado, nel 1999, in Serbia, la guerra, iniziata otto anni prima, nel 1991, in Croazia, non era mai arrivata? Dal 1991 al 1999 nella Repubblica di Serbia non si era sparato nemmeno un petardo. Nel 1991 esisteva un solo esercito vero, quello controllato da Slobodan Milosevic da Belgrado e ripulito dai non ortodossi. Fino al 1995 questo esercito aveva mantenuto il controllo ferreo di un terzo della Croazia e del 71 per cento della Bosnia Erzegovina. Nessuno sparò un colpo in Serbia o in Montenegro. Poi Milosevic, non soddisfatto di aver distrutto la Yugoslavia come un dittatore che massacra i suoi popoli, pensa di ripulire il Kosovo dagli Albanesi che vi abitano da secoli e che sono divenuti troppi e allora esagera e scatta la folle iniziativa occidentale. Anziché scendere a Pristina e proteggere gli albanesi in fuga, si bombarda Belgrado. Somma gioia dei revisionisti che possono finalmente definire il carnefice una vittima.

cg

Se volete conoscere il revisionismo ecco alcune indicazioni:







FOTO

Il Memoriale di Potocari - Srebrenica, con i resti di migliaia di Bosniacchi, spesso recuperati da fosse di secondo scavo e certificati pezzo per pezzo, dal DNA, in un laboratorio a Tuzla dove si lavora dal 1995 per identificarli, dato che ancora non sono finite le fosse comuni da trovare. 



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