27 febbraio 2012

sangue e miele

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Sangue dei Balcani e miele di Hollywood
Lascia un commento Pubblicato da Filip S. su 27 febbraio 2012
di Jasmina Tešanović

traduzione dall'inglese di Filip Stefanović


Il mio nome è "Jasmina", e non per caso.

Mio padre era un serbo della Bosnia Erzegovina, che mi diede questo nome
musulmano perché fu partigiano. Sono nata a Belgrado, la capitale
dell'ex Jugoslavia. Il padre di mia madre non riusciva mai a ricordare
il mio nome esotico: a quell'epoca, nella sua regione, solo gli alberi
in fiore si chiamavano "gelsomini".

Non ho mai visto un film con Angelina Jolie. Forse una volta, mezza
addormentata, in aereo. Sono andata a vedere il suo film sulle guerre in
Jugoslavia, "Nella terra del sangue e del miele", perché dopo molti mesi
in cui l'ho ignorato, ho dovuto affrontare tutta la polvere che il film
ha sollevato tra i miei amici ed avversari nel mio ex paese. Ho già
visto lo straziene film "Grbavica" (in italiano "Il segreto di Esma",
ndt) della giovane regista bosniaca Jasmila Žbanić, che ha vinto il
premio di Berlino nel 2006. E ho seguito il processo al gruppo
paramilitare serbo degli "Scorpioni". Ho intervistato le vittime di
stupro ("Suitcase", University of California Press). Quando basta, basta.

Ho sofferto come un animale, come una bambina piccola. Avevo le lacrime
agli occhi, male allo stomaco ed ero sola nel grande cinema di Austin.
Gli altri tre spettatori se ne sono andati annoiati e stupiti: lasciando
un film girato tutto in un'oscura lingua straniera, con sottotitoli in
inglese, senza effetti speciali, e con una colonna sonora mal registrata.

In realtà il film sembra una riproduzione steampunk delle tipiche
coproduzioni belliche girate nell'ex Jugoslavia. Film con Richard Burton
nel ruolo di Tito, o altre produzioni di più bassa lega con attori
locali un po' ingenui e regia basilare.

È un film onesto, commovente e totalmente reale: prima di questo, ogni
volta che qualche straniero cercava di dirmi qualcosa sulle "mie
guerre", mi mandava in bestia, non importa con quale atteggiamento mi
approcciasse: politicamente corretto, umanamente sbagliato, o razionale,
o aggressivo.

Una volta intervistai una donna stuprata, immediatamente dopo che era
stata violentata dal postino del suo stesso villaggio, un amico di suo
figlio, dell'età di suo figlio. Disse soltanto, "Mi ha toccato ma lo
perdono, questa è una guerra, non sapeva ciò che faceva, mio figlio è là
da qualche parte sulle montagne, Dio sa cosa stia facendo lì pure lui".

È così che le donne spesso parlano e perdonano in Bosnia, cristiane o
musulmane. Ma l'uscita allo scoperto di queste donne coraggiose, per la
prima volta nella storia, ha permesso di criminalizzare lo stupro di
guerra come un crimine contro l'umanità.

La storia d'amore molto discussa tra lo stupratore e la vittima ricorda
il film culto di Liliana Cavani "Il portiere di notte", con Dirk Bogarde
nel ruolo del comandante nazista innamorato della sua prigioniera ebrea
Charlotte Rampling. La relazione ardente prosegue anche in tempo di pace
contro ogni avversità: anche "Il portiere di notte" è stato fortemente
discusso da tutte le parti quando è uscito molti anni fa. Mentre durante
le mie guerre, molti matrimoni misti di ogni giorno divennero tutto d'un
tratto storie di secondini e prigionieri.

I commenti dei personaggi pubblici regionali dell'ex Jugoslavia sono
deliranti: Vedrana Rudan, romanziera best-seller croata dice nel suo
blog: "Questo film di Angelina Jolie sullo stupro è certamente
scioccante, veramente scioccante. Certo, chi può girare un miglior film
sullo stupro dello stupratore stesso?". Intende dire gli americani,
Hollywood, la NATO…

Un sopravvissuto di guerra dice di Jolie che è una donna coraggiosa e
intelligente, che ha osato affrontare un argomento tanto terribile, e
come sopravvissuto ai campi testimonia: ogni cosa nel suo film è vera.

Rade Šerbedžija è forse il più talentuoso attore vivente dell'ex
Jugoslavia. Ora lavora a Hollywood. Rade, che è serbo, ha interpretato
il famoso generale serbo e criminale di guerra, Ratko Mladić, arrestato
quest'estate dopo anni di macchia. Egli ci offre una interpretazione
fantastica di un criminale di guerra; il miglior cameo di tutto il film,
la banalità macbethiana di un cattivo criminale new age punk, senza
morale, limitato dalla vuota, ubriaca retorica di genocidi e pulizie
etniche.

Nella parte serba della Bosnia, dove è stato perpetrato il genocidio
sulla popolazione musulmana, la pellicola non è benvenuta. Probabilmente
non verrà mai proiettata laggiù, e i politici locali non risparmiano la
star di Hollywood dello stesso abuso di retorica che i loro predecessori
usavano contro i musulmani.

Nella Serbia vera e propria, i tabloid di destra hanno accusato la Jolie
di essere di parte e di aver fatto radicali dichiarazioni antiserbe.
L'attrice ha negato, ma ha deciso di non andare a Belgrado per
promuovere il suo film. Si possono comprendere le sue ragioni. Ha già
presentato la sua pellicola a Sarajevo e Zagabria e ricevuto ovazioni.

Non penso sia un dovere morale di Angelina Jolie girare dei film sulle
Guerre dei Balcani. Non era nemmeno dovere di Susan Sontag o Levi
difendere Sarajevo negli anni '90, sotto assedio serbo. Ma coloro che sì
ebbero un dovere morale, l'ONU e la NATO, non fecero molto al riguardo,
mentre i serbi in Serbia vivevano nel diniego. Qualcuno deve pulire le
macerie. E mi spiace molto non sia un film di Belgrado bensì di
Hollywood. Ancora una volta la Serbia ha perso un'occasione storica per
reclamare il suo senso morale. E davvero, chi avrebbe potuto girare un
film migliore sugli stupri degli stupratori stessi!

Le mie amiche femministe degli Stati Uniti vogliono usare il film della
Jolie per supportare le campagne contro l'abuso delle donne negli stupri
di guerra. Ma le mie amiche femministe delle attuali zone di guerra non
sono propense a vedere le loro tragiche vite usate come materiale per i
prodotti di Hollywood.

Troppo recente, troppo fresco, troppo doloroso, direbbero i critici; ma
solo facendo i nomi dei colpevoli gli innocenti saranno liberi. Come ha
dichiarato la Jolie alla stampa, ha vissuto circondata dalla stampa per
molti anni, e ora ha finalmente una storia da raccontare loro. Ebbene,
certa gente ha molte storie oscure da raccontare, mentre difficilmente
ci sarebbe qualcuno disposto ad ascoltarle. Non sono eroiche e non hanno
un lieto fine.

Questo film di Angelina Jolie non porterà pace alla regione. Ad ogni
modo, la triste storia che racconta è senz'altro la storia della
cosiddetta pace regionale odierna.

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